Maneki Neko: Origini e Significato

Il Maneki neko, letteralmente “gatto che chiama”, e anche noto come “gatto della fortuna”, è una scultura giapponese molto popolare, spesso fatta di porcellana o ceramica: Si ritiene porti fortuna a chi la possiede, e raffigura un gatto con la mano alzata che richiama verso di sé.

È una figura molto diffusa in Giappone e in po’ tutto l’Estremo Oriente, dove viene esposta nei negozi, sale giochi, uffici e ristoranti. Viene prodotta in ogni dimensione, e spesso fa da portachiavi, salvadanaio e si ritrova in una miriade di altri elementi decorativi.

Origini

Le origini del maneki neko sono incerte. Si pensa sia apparso per la prima volta verso la fine del Periodo Edo (1603-1867), ma il documento più antico è del XIX secolo, nel Periodo Meiji: venne infatti menzionato in un articolo di giornale del 1876 e ci sono prove che in quel periodo dei Maneki neko vestiti con dei kimono erano distribuiti presso un tempio di Ōsaka. Una pubblicità del 1902 che pubblicizzava i Maneki neko mostra che all’inizio del XX secolo essi erano popolari.

Un aneddoto spesso attribuito a vari protagonisti (a imperatori giapponesi, a Oda Nobunaga, al samurai Ii Naotaka) racconta che questo illustre personaggio sia passato vicino a un gatto che sembrava salutarlo. Interpretando il movimento del gatto come un segno, il nobiluomo si fermò e andò verso di lui; essendosi allontanato dalla strada che stava seguendo, si accorse di aver evitato una trappola che era stata tesa per lui proprio poco più avanti. Da allora i gatti furono considerati spiriti saggi e portatori di fortuna. In molti luoghi di culto e case giapponesi si trova la raffigurazione di un gatto con una zampa alzata nell’atto di salutare, di qui l’origine del Maneki neko, spesso indicato anche come Kami Neko riferendosi al kami, o spirito, del gatto.

Una teoria lega l’origine del maneki neko, o almeno la crescita della sua popolarità, al sorgere del nuovo governo Meiji. Nel suo tentativo di occidentalizzare la società giapponese, il governo Meiji proibì i talismani sessuali popolari in quell’epoca, spesso chiaramente esposti nei bordelli. Con la scomparsa di questi oggetti popolari, rapidamente apparvero in sostituzione i Maneki neko, che forse con il loro gesto imitavano il gesto di una donna che richiamava a sé.

Altri hanno notato la somiglianza tra il gesto del maneki neko e quello di un gatto che si lava la faccia. Una credenza giapponese dice che un gatto che si lava la faccia significa che presto arriverà un ospite. Questa credenza potrebbe a sua volta essere legata ad un ancora più antico proverbio cinese, il quale afferma che se una gatto si lava la faccia, allora pioverà. E quindi è possibile che sia nata la credenza che la statuetta di un gatto che si lava la faccia porta clienti in un negozio.

Non è noto come il maneki neko divenne popolare negli Stati Uniti d’America, ma erano noti in tale paese almeno dal 1963, quando Patricia Dale-Green scrisse di loro in The Cult of the Cat. Il Maneki neko è molto comune nella Chinatown della città di New York dei giorni moderni, venditori esclusivi e negozi di strada ne mostrano e vendono un’innumerevole varietà, che vengono comprati soprattutto dai turisti. Sono spesso comprati perché buffi o come oggetto che può generare una discussione.

Leggende e racconti

 Maneki neko è protagonista di varie leggende. Tre delle più famose, che spiegano l’origine del gatto sono le seguenti:

😺 il gatto del Tempio: un ricco feudatario, durante un temporale, si stava riparando sotto un albero vicino al tempio Gotoku-ji (nella parte Ovest di Tokyo). Il feudatario vide il gatto del monaco del tempio che lo chiamava e andò verso di lui; un attimo dopo l’albero fu colpito da un fulmine. Il ricco signore, che era così scampato al fulmine, fece amicizia col povero monaco e ciò portò prosperità al tempio. Quando il gatto morì, probabilmente in suo onore fu costruito il primo Maneki neko.
😺 la cortigiana: una prostituta di nome Usugumo, che viveva a Yoshiwara, nella parte Est di Tokyo, aveva un gatto, al quale voleva molto bene. Una notte il gatto iniziò a tirare forte il suo kimono. Qualunque cosa lei facesse, il gatto continuava. Il proprietario del bordello vide la scena, e pensando che il gatto fosse stregato, gli tagliò la testa. La testa del gatto volò fino al soffitto, dove uccise un serpente, che avrebbe potuto colpire da un momento all’altro. Usugumo fu atterrita dalla morte del suo amico animale. Per rallegrarla uno dei suoi clienti le costruì una statuetta che raffigurava il suo gatto e gliela regalò. Questa statuetta in seguito divenne popolare come il Maneki neko.
😺 l’anziana signora: una donna anziana che viveva a Imado (nella parte Est di Tokyo) fu costretta a vendere il suo gatto a causa dell’estrema povertà. Poco dopo il gatto le apparve in un sogno e le disse di fare con l’argilla un’immagine che lo ritraeva; la donna lo fece, e subito dopo vendette la statuetta. Poi ne fece anche altre, e la gente continuava a comprarle; diventarono così ricercate che la donna diventò ricca e benestante.

Da questa antica tradizione è ha preso origine, nel 1975, l’ormai popolarissimo Hello Kitty, un marchio attualmente valutato attorno al miliardo di dollari.