La convivenza con il gatto

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C’E’ QUALCOSA DI STRANO SE ….

Il gatto è un animale abitudinario: ogni variante alla routine quotidiana è un segnale che c’è qualcosa che non va. E’ un animale sensibile, fate dunque attenzione al fatto che il suo atteggiamento non sia turbato dalla presenza di estranei in casa o da una vostra improvvisa mancanza di attenzioni nei suoi riguardi.

Attenzione a questi segnali:

  • Si muove molto meno e malvolentieri
  • Dorme molto più del solito
  • Fa le fusa senza apparente motivo e si lamenta
  • Cammina tenendo la coda tra le gambe 
  • Tende a fuggire e spaventarsi facilmente
  • Si sente insicuro e soffia agli estranei
  • Miagola in modo strano
  • Non sta volentieri in braccio, a differenza di sempre 
  • Mangia poco o addirittura digiuna

accarezzare-i-gatti_1IL GATTO: CHE COSA CAPISCE?!?

• Il metodo con cui i gatti imparano a capire le parole dell’umano è sostanzialmente lo stesso di cui si serve il cane: entrambi, infatti, tendono a ubbidire al comando in funzione della ricompensa che avranno.

• Ciò che fà la differenza fra cane e gatto è invece il motivo per cui lo fanno.

• Mentre il cane con il tempo ubbidisce perché riconosce nel padrone un “leader” da ascoltare e seguire sempre e in ogni momento, il gatto continuerà invece sempre a fare ciò che gli viene chiesto solo perché gli interessa farlo: perché, ad esempio, riceverà un bocconcino o qualcosa di particolarmente gradito, e non perché è il suo unamo a ordinargli un certo tipo di comportamento.

137476-995x746UBBIDISCE SOLO SE È INTERESSATO …

• Il gatto, quindi, non si comporta in un certo modo perché qualcuno gli impone un certo tipo di comportamento: la sua attività e la sua reazione hanno sempre uno scopo ben preciso, e cioè il raggiungimento di un fine.

• L’atteggiamento del cane nei confronti del suo padrone si spiega perché tende a vivere in una struttura sociale in cui riconosce un capo da seguire, il gatto invece non ha la necessità di trovare un leader.

• Così per il primo è importante imparare e ubbidire al padrone, per il secondo, invece, contano di più il cibo e il suo territorio della “parola” del proprietario.

• Il gatto può essere addestrato a compiere determinati esercizi ma, a differenza del cane, accetterà di buon grado certe imposizioni soltanto se ne avrà voglia.

educare-il-gatto-anteprima-600x337-694852MAI PUNIRE O SGRIDARE IL GATTO DOPO AVER COMMESSO IL FATTO!

Le “punizioni” non contemporanee non possono essere, nemmeno a distanza di pochi minuti, associate all’azione commessa.

Non solo non influiranno sul comportamento da correggere, ma insegneranno al micio solamente a temere la vostra presenza scatenando comportamenti di aggressività difensiva nei vostri confronti (diffidenza, tensione, soffi etc).

Le punizioni da sole non sono comunque mai la risposta al problema, perché non insegnano al micio quali oggetti “accettabili” alternativi gli è permesso usare: con i gatti è generalmente il “rinforzo positivo” la strada migliore da seguire, anche se richiede pazienza e costanza …

Sempre che riusciate a cogliere il vostro micio nell’atto di graffiare un mobile, il miglior tipo deterrente è la “punizione remota“, consistente nel far associare al gatto la sua azione con una impressione sgradevole ma che NON possa essere ricollegata a voi richieda interazione con voi.

Perciò non sgridate il micio direttamente: piuttosto fate un rumore improvviso (un fischio, una smanacciata sul muro, una botta sul tavolo…), tirate un cuscino addosso al micio o spruzzatelo con una pistola ad acqua/spruzzatore, badando che il micio NON si accorga che tutto ciò proviene da voi (non sottovalutate le sue capacità di osservazione!).

Se viceversa la punizione è interattiva, il micio imparerà presto a non graffiare in vostra presenza per evitare la punizione, ma NON si esimerà dal farlo in vostra assenza perché sicuro che in tal caso non ci sarà nessuno a punirlo …