La terapia delle fusa” di Véronique Aiache

Quanti di voi potrebbero raccontare almeno un’occasione in cui, mentre eravamo affranti, arrabbiati, preoccupati o sofferenti, abbiamo tenuto in braccio il nostro micio e le sue fusa hanno mitigato il nostro stato d’animo? Penso che sia capitato a tutti, così come ciascun fortunato “coinquilino” del gatto si sarà abituato a godere dei momenti passati ascoltando il ronfare placido del soddisfatto felino.
Chi ha proposto la teoria che vede le fusa come effettivamente terapeutiche (anche a livello medico) è Véronique Aiache, che nel libro “La terapia delle fusa” (Armenia editore) cerca di avvalorare questa tesi con esempi, ricerche scientifiche e qualche aneddoto personale.
La cosa più interessante di questo libro sono alcuni studi scientifici relativi alla positiva influenza del gatto sulla nostra salute: “Sapevamo che accarezzare un gatto fa abbassare la pressione arteriosa e il ritmo cardiaco. Avevamo constatato anche che le fusa del gatto hanno un effetto calmante sul bambino che si muove nel ventre della madre. Studi più recenti rivelano che le fusa faciliterebbero inoltre la guarigione di disturbi osteoarticolari, muscolari, tendinei e respiratori” (V. Aiache, La terapia delle fusa, p. 38). Questo si deve al fatto che la frequenza delle fusa feline si estende dai 25 ai 50 hertz, che è lo stesso intervallo di frequenza usata in ortopedia per trattare fratture mal consolidate o artrosi degenerative. Inoltre è stato osservato che che “i gatti presenterebbero cinque volte meno postumi dei cani e ritornerebbero in forma tre volte più in fretta… di qui l’ipotesi che le fusa avrebbero una vera e propria azione terapeutica”.
Il libro è completo di un cd con mezz’ora di fusa di micio, il cui ascolto è utile per rilassarsi e accompagnare esercizi respiratori o di yoga. In generale, tutti sappiamo come il suono del “ron-ron” abbia il potere di cullarci e distenderci i nervi tesi… e anche il gatto “usa” questa sua capacità non solo per esprimere felicità ma anche come auto-calmante naturale. Ho già avuto modo di dire, su questo blog, come gatti in preda a un forte trauma possano fare le fusa.
Ho particolarmente apprezzato alcuni capitoli di stampo storico-folkloristico, che ho trovato davvero ben fatti e approfonditi. Si parla soprattutto del gatto nella cultura orientale: ad esempio le statuine di “Maneki-neko” (il gatto portafortuna) oppure dei “bar dei gatti” giapponesi, veri e propri locali dove, oltre a prendersi un thè, si può accarezzare un gatto.
 onor del vero, mi sono rimaste alcune perplessità rispetto a un paio di capitoli: forse sarò troppo “occidentalizzata” e poco incline a discorsi mistico-spirituali che indicano il gatto come “fonte di energia positiva” e stimolatori del “Chi”… ma in ogni caso un paio di questioni non mi hanno convinta, non ultimo il fatto che la gatta della scrittrice non sia stata sterilizzata e la sua seconda cucciolata abbia seriamente corso il rischio di essere soppressa poco dopo la nascita.
In ogni caso vi invito a leggere questo libro, se vi dovesse capitare, perchè nel complesso resta una lettura molto interessante e sicuramente altrettanto originale, anche in quanto ricca di approfondimenti storici e folkloristici davvero ben fatti. Inoltre è indubbio che la compagnia di un gatto fuseggiante sia tra le più positive al mondo, non solo per i suoi effetti “sonori” benefici, ma anche per l’affetto che il micio ci dimostra con questo dolce suono!

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