Si allontana da casa e non torna più: dopo un mese vanno al rifugio e la ritrovano

“Mio papà venne attratto da una gatta nera ed iniziò a coccolarla.. quando mi girai ed incrociai i suoi occhi, il mondo si fermò: non potevo credere a quello che stava succedendo” Questa è la storia di una gatta nera e della sua umana, una storia che racconta di un evento fortuito che ha modificato il destino dell’animale e della sua umana dopo che nulla poteva far presagire che a una lunga storia d’amicizia si potesse comunque aggiungere il lieto fine nonostante una separazione che sembrava ormai inevitabile . A raccontarla a Kodami è proprio il rifugio che  ha scritto attraverso i messaggi privati della pagina Facebook, il racconto è scritto proprio dalla sua umana :

“Era il lontano 2009 quando andai al rifugio Mamma Rosa, sulla strada statale Romea, per adottare un gatto. Tra tanti gatti, mi colpì una gattina piccola e nera come la pece; fu amore a prima vista e fu lei a scegliere me. La chiamammo Memè e per 12anni, lei fu la nostra ombra, in tutti i sensi…poi, la sera del 25 luglio di quest’anno, si allontanò dalla nostra casa e non tornò più. Non avemmo più sue notizie e pensammo subito al peggio, lei non sarebbe più tornata. Passarono i giorni, le settimane, un mese… finchè domenica 29 agosto, di ritorno da Vicenza, con la complicità di mio papà, decidemmo di fare una sorpresa a mia mamma e di andare al nuovo rifugio Mamma Rosa a Marano di Mira per adottare un altro gattino. Mio papà venne attratto da una gatta nera ed iniziò a coccolarla… quando mi girai ed incrociai i suoi occhi, il mondo si fermò: non potevo credere a quello che stava succedendo. Dentro di me avvenne la stessa magia di 12 anni fa, non c’erano dubbi, era lei. Lì, la nostra Memè che credevamo morta, era lì davanti ai nostri occhi. Per la seconda volta, lei veniva salvata. Non sappiamo come sia arrivata a Mira, ma dopo un mese di chissà quali avventure e con molto spirito di sopravvivenza, ora si crogiola tra le braccia della sua mamma e del suo papà ringraziandoci a modo suo, con una carica affettuosa di fusa”.

Fonte | Rifugio Mamma Rosa